LECTIO DIVINA SUL VANGELO domenicale - 18
28 febbraio 2016 – 3ª domenica di Quaresima
Ciclo liturgico: anno C
Convertitevi, dice il Signore,
il regno dei cieli è vicino.
Luca 13,1-9 (Es 3,1-8. 13-15 - Salmo: 102 - 1 Cor 10,1-6. 10-12)
Padre santo e misericordioso, che mai abbandoni i tuoi figli e riveli ad essi il tuo nome, infrangi la durezza della mente e del cuore, perché sappiamo cogliere con la semplicità dei fanciulli i tuoi insegnamenti, e portiamo frutti di vera e continua conversione.
Spunti per la riflessione
Dio non ci salva senza di noi
Due fatti di cronaca (alcuni morti in una rivolta contro i Romani, l’improvviso cedere di una torre che seppellisce alcuni cittadini) offrono a Gesù l’occasione per un appello a conversione.
Il contesto immediato del brano evangelico (a partire da Lc 12,35) insiste sul tema della vigilanza e sulla lettura dei segni dei tempi, per cui vi è logica connessione tematica.
Gesù da una parte vuole sfatare il pregiudizio che lega la sventura terrena a colpe personali o collettive, dall’altra dichiara che la vera disgrazia è l’impenitenza, il rifiuto della conversione.
I fatti della vita, compresa la morte, sono un linguaggio di Dio che bisogna saper interpretare, un provvidenziale avvertimento a rinnovare l’esistenza in questo tempo che è il tempo della pazienza divina. «L’anno di attesa (cfr vangelo) è l’intera vita dell’uomo prima del giudizio. Dio ce la dà come il nostro tempo di conversione. Ma non intende dire: c’è sempre tempo per convertirsi; vuol ricordare invece: ogni giorno dell’anno è tempo di conversione» (Il catechismo degli adulti, p. 57).
La conversione: atto libero dell’uomo
L’urgenza di conversione per l’approssimarsi del giudizio di Dio che i segni dei tempi continuamente ci richiamano è la nostra risposta all’esperienza di un Dio che viene per farci uscire dall’Egitto, che viene ad aiutarci a ritrovare la nostra identità di uomini. Egli sente il grido del suo popolo e manda Mosè a «liberarlo dalla mano dell’Egitto e farlo uscire da questo paese verso un paese bello e spazioso» (prima lettura). Un popolo liberato è un popolo in conversione. Una conversione continua. Come al popolo d’Israele non fu sufficiente passare il Mar Rosso, cibarsi della manna e dissetarsi all’acqua della roccia per essere fedele a Dio (insorsero infatti contro di lui e furono castigati), così al nuovo popolo di Dio, a noi, non basta essere battezzati e aver partecipato alla mensa del corpo e sangue di Cristo per entrare nel regno della promessa (seconda lettura). La vita del popolo nel deserto al tempo di Mosè, ammonisce Paolo, è scritta a nostra correzione.
La parola di Dio vuol provocarci pertanto alla conversione e l’urgenza di questo appello assume in Cristo una tonalità particolare: egli è la misericordia del Padre: ancora una occasione offerta all’uomo per fare penitenza. Il tempo di Cristo è il tempo della pazienza del Padre. Dio non impone scadenze fisse. Un lungo passato di sterilità non impedisce quindi a Dio di dare possibilità di riuscita al fico. Non si tratta di debolezza, ma di amore.
La conversione: atto impegnativo
Il rischio è di sottovalutare le esigenze di tale atto e di confinarlo in gesti che solo superficialmente ci toccano, ma in realtà lasciano intatto il fondo della nostra vita.
Conversione è una profonda verifica di se e della direzione che ha assunto la propria vita. Implica un «cambio di direzione».
Conversione è un passaggio da una fede accettata passivamente, fede-eredità, a una fede attivamente conquistata, come risposta al dono di Dio e all’intervento dello Spirito nella nostra vita.
Conversione è rottura di una mentalità orientata verso il peccato, verso valori puramente umani, verso l’autosufficienza e l’orgoglio, per aderire ai segni di penitenza che non siano soltanto rituali.
Conversione è adesione al Regno che viene e impegno per esso; è atteggiamento di povero, di piccolo, di servo, di figlio; è autenticità di comportamento contro ogni dissociazione tra fede e vita (cf il catechismo degli adulti, pp. 55-58). Dio ci attende a questo istante decisivo. Aspetta dalla nostra fede un atto coraggioso; e nessuno può farlo at nostro posto, neppure Dio.
La conversione: atto che costa
Il cammino di conversione può portare a scelte strazianti e sconvolgenti. Ci sono situazioni in cui non è facile agire o da cui è ormai impossibile tornare indietro: scelte come quella di chi ha divorziato, di chi ha rotto con la Chiesa, con la vita religiosa..., non si possono facilmente modificare; un concubinaggio con figli che non può risolversi col matrimonio; una improvvisa e non voluta maternità; una impreparazione psicologica ad accettare un figlio; un drogato «assuefatto»; una forte ingiustizia patita; un comportamento abituale di diffidenza tra marito e moglie, tra genitori e figli; la lotta che coinvolge famiglie, una vendetta che è andata oltre i propri intenti.
Eppure per tutto è valido sempre l’appello alla conversione. È un cammino lungo e difficile. Un cammino che strazia la carne e che esige il rispetto e l’aiuto di tutta la comunità. Esige la comprensione di chi sa che certe scelte non sempre dipendono dalle persone, e che certe situazioni possono verificarsi per ognuno di noi.
Cristo non ha permesso di sradicare una pianta a prima vista improduttiva. Un germe di vita nuova è possibile ad ogni primavera.
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L’Autore
Paolo Curtaz
Ultimogenito di tre fratelli, figlio di un imprenditore edile e di una casalinga, ha terminato gli studi di scuola superiore presso l’istituto tecnico per geometri di Aosta nel 1984, per poi entrare nel seminario vescovile di Aosta; ha approfondito i suoi studi in pastorale giovanile e catechistica presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma (1989/1990).
Ordinato sacerdote il 7 settembre 1990 da Ovidio Lari è stato nominato viceparroco di Courmayeur (1990/1993), di Saint Martin de Corlèans ad Aosta (1993/1997) e parroco di Valsavaranche, Rhêmes-Notre-Dame, Rhêmes-Saint-Georges e Introd (1997/2007).
Nel 1995 è stato nominato direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, in seguito ha curato il coordinamento della pastorale giovanile cittadina. Dal 1999 al 2007 è stato responsabile dell’Ufficio dei beni culturali ecclesiastici della diocesi di Aosta. Nel 2004, grazie ad un gruppo di amici di Torino, fonda il sito tiraccontolaparola.it che pubblica il commento al vangelo domenicale e le sue conferenze audio. Negli stessi anni conduce la trasmissione radiofonica quotidiana Prima di tutto per il circuito nazionale Inblu della CEI e collabora alla rivista mensile Parola e preghiera Edizioni Paoline, che propone un cammino quotidiano di preghiera per l’uomo contemporaneo.
Dopo un periodo di discernimento, nel 2007 chiede di lasciare il ministero sacerdotale per dedicarsi in altro modo all’evangelizzazione. Oggi è sposato con Luisella e ha un figlio di nome Jakob.
Nel 2009 consegue il baccellierato in teologia presso la Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale di Milano con la tesi La figura del sacerdozio nell’epistolario di don Lorenzo Milani e nel 2011 la licenza in teologia pastorale presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, sezione di Torino, con la tesi Internet e il servizio della Parola di Dio. Analisi critica di alcune omelie presenti nei maggiori siti web cattolici italiani.
Insieme ad alcuni amici, fonda l’associazione culturale Zaccheo (2004) con cui organizza conferenze di esegesi spirituale e viaggi culturali in Terra Santa e in Europa.
Come giornalista pubblicista ha collaborato con alcune riviste cristiane (Il Nostro Tempo, Famiglia Cristiana, L’Eco di Terrasanta) e con siti di pastorale cattolica.
Nel 1999 è stato uno dei protagonisti della campagna pubblicitaria della CEI per l’8x1000 alla Chiesa cattolica. Come parroco di Introd ha accolto per diverse volte papa Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI nelle loro vacanze estive a Les Combes, villaggio di Introd.
Esegesi biblica
Il fico sterile (13, 1-9)
L’ultima esortazione di questa sezione è un appello alla penitenza e un richiamo alle conseguenze della mancanza di pentimento.
Mentre Gesù stava parlando, qualcuno lo mise al corrente di una notizia sconvolgente: un gruppo di giudei, probabilmente rivoluzionari zeloti, sono stati massacrati da Pilato mentre stavano compiendo il sacrificio. Nel ricordo di tutti è ancora viva un’altra disgrazia: diciotto operai che lavoravano per il tempio furono seppelliti sotto il crollo di una torre.
La gente ragionava così: se Dio li ha castigati, vuol dire che essi erano peccatori.
Ma questo non è il modo di interpretare gli eventi.
Quegli uomini, afferma Gesù, non erano peggiori degli altri, tutti sono peccatori e devono convertirsi prima che nella loro vita sopraggiunga il giudizio di Dio.
E la parabola del fico sterile ha lo scopo di precisare la minaccia del giudizio imminente e il conseguente appello al cambiamento.
Il fico è l’albero domestico della terra promessa. Per il suo frutto dolce, che inizia e chiude la stagione dei frutti senza passare attraverso i fiori, nella letteratura rabbinica simboleggia la Legge. Dovrebbe crescere e fruttificare bene nella vigna, che è Israele, luogo dove la gloria di Dio abita di casa (Is 5,1; Ger 2,21; Ez 17,6).
I tre anni sono gli anni del ministero di Gesù (il vignaiolo) che si prende cura dei nostri mali e passa tra gli uomini beneficando e risanando tutti.
“Quest’anno” aggiunto è l’anno di grazia inaugurato a Nazaret (Lc 4,18) che giunge fino a noi: è la sua missione di samaritano che continua nella Chiesa attraverso la fatica dei suoi collaboratori (Col 1,24; 2Cor 5,20-6,2).
Il tempo che si prolunga è un segno di misericordia, non assenza di giudizio.
Il tempo si prolunga per permetterci di approfittarne, non per giustificare il rimando o l’indifferenza.
Il tempo è decisivo, non perché breve, ma perché carico di occasioni decisive, qualunque sia la sua durata.
“Se no, lo taglierai” - Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede si autocondanna per la sua stessa incredulità come uno che ha preferito le tenebre alla luce (cfr Gv 3,17-19).
Come Mosè intercedette per il popolo, disposto ad essere tolto dal libro dei figli di Dio in sua vece (Es 32,32), così il Figlio fu tagliato via dal popolo per i nostri peccati: «Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui, per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is 53,5).
Tempo di quaresima
14 febbraio - 1^ Tempo di Quaresima
Deuteronomio 26,4-10 Professione di fede del popolo eletto
Salmo 90 Resta con noi, Signore, nell’ora della prova
Romani10,8-13 Professione di fede di chi crede in Cristo
Luca 4,1-13 Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo
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21 febbraio - 2^ Tempo di Quaresima
Genesi 15,5-12.17-18 Dio stipula l’alleanza con Abramo fedele
Salmo 26 Il Signore ha pietà del suo popolo
Filippesi 3,17-4,1 Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso
Luca 9,28-36 La Trasfigurazione
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28 febbraio - 3^ Tempo di Quaresima
Esodo 3,1-8.13-15 Io-Sono mi ha mandato a voi
Salmo 102 Il Signore ha pietà del suo popolo
1ª Corinzi 10,1-6.10-12 La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento
Luca 13,1-9 Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo
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6 marzo - 4^ Tempo di Quaresima
Giosuè 5,9-10-12 Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua
Salmo 33 Gustate e vedete com’è buono il Signore
2ª Corinzi 5,17-21 Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo
Luca 15,1-3.11-32 La parabola del padre misericordioso
13 marzo - 5^ Tempo di Quaresima
Isaia 43,16-21 Ecco, faccio una cosa nuova e darò acqua per dissetare il mio popolo
Salmo 125 Grandi cose ha fatto il Signore per noi
Filippesi 3,8-14 A motivo di Cristo, ritengo che tutto sia una perdita, facendomi conforme alla sua morte
Giovanni 8,1-11 Il perdono all’adultera
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20 marzo - Domenica delle Palme
Isaia 50,4-7 Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso
Salmo 21 Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Filippesi 2,6-11 Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò
Luca 22,14-23,56 La Passione di Gesù secondo Luca
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24 marzo - Giovedì Santo
Esodo 12,1-8.11-14 Prescrizioni per la cena pasquale
Salmo 115 Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza
1ª Corinzi 11,23-26 Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore
Giovanni 13,1-15 L’ultima cena del Signore
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25 marzo - Venerdì Santo
Isaia 52,13-53,12 Egli è stato trafitto per le nostre colpe
Salmo 30 Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Ebrei 4,14-16; 5,7-9 Cristo imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono
Giovanni 18,1-19,42 La Passione di Gesù secondo Giovanni